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Ormai da anni l'antropologia si interroga sui fenomeni di ibridazione culturale. Attraverso l'etnografia di un'area protetta nell'Amazzonia brasiliana, il saggio rimette in discussione la duplice dicotomia natura-cultura/selvaggio-domestico che informa il nostro immaginario, mostrando l'impossibilità di pensare l'ambiente naturale esclusivamente come un puro sostrato materiale o un'astratta categoria culturale. Invitando il lettore a ripercorrere le camminate compiute nello spazio forestale con i suoi interlocutori, l'autrice ricostruisce una geografia del territorio basata su una conoscenza pratica e corporea del mondo naturale. Tale "natura pragmatica" viene quindi ad intrecciarsi alla "natura gestita" nell'ambito della riserva, dove la padronanza di categorie prima sconosciute come "ambiente" e "preservazione" ha assunto un ruolo essenziale nei rapporti di potere tanto all'interno della comunità di Frechal quanto verso l'esterno, talvolta con imprevisti esiti conflittuali. In costante tensione tra materia e significato, pratica e discorsività, corporeità e linguaggio, la natura mostra così le sue molteplici "identità ibride".